Romagna alla garibaldina! Valerio Benelli

Gian Ruggero MANZONI, Romagna alla garibaldina!, Soc. Editrice Il Ponte Vecchio, 2018,  €14,00

 

Ripercorrere le vicende di coloro che sono stati protagonisti del nostro Risorgimento è ridare passionalità, vita ed interesse non solo intellettuale, ma anche emotivo, ad un avvenimento che ha suscitato così tante emozioni collettive; il Risorgimento è stato, infatti, un evento storico particolarmente intenso e pieno di passione, in cui le persone hanno combattuto mettendo in gioco la propria vita e, in alcuni casi, rimanendo uccise. La spedizione dei Mille è una di queste vicende che prese l’avvio il 4 maggio 1860 dal porto di Quarto di Genova con poco più di un migliaio di partecipanti (1089 si trova scritto in un elenco pubblicato nel “Giornale Militare” quale risultato di un’inchiesta, comunque non precisa, istituita dal Comitato di Stato; un’istituzione creata appositamente per determinare quanti e chi erano i partecipanti a quella impresa al fine di medagliarli e, se viventi, pensionarli. Tale elenco venne poi pubblicato anche nella Gazzetta Ufficiale del Regno. Questo numero iniziale ha poi visto il coinvolgimento di altri volontari che partirono da tutta Italia per aggregarsi all’esercito garibaldino al suo sbarco sulla terraferma dopo l’esperienza siciliana. Questo è il sunto dell’opera di Gian Ruggero Manzoni “Romagna alla garibaldina!” pubblicato recentemente per i tipi delle Edizioni Ponte Vecchio di Cesena.

Molti dei volontari che si aggiunsero a quelli partiti da Quarto e a coloro che in terra di Sicilia si erano aggregati alle camicie rosse vennero poi inquadrati nell’Esercito Meridionale, o come qualcuno dice “l’armata perduta” tanto poco si conosce di coloro che l’hanno composta.  Non è facile distinguere, nella costruzione dello stato unitario e nazionale, tra i valori etici e il pragmatismo, tra la passione giovanile dei volontari e le motivazioni concrete di un mutamento di carattere sociale e politico, che si concretizzò in un processo di trasformazione, da cui emersero nuovi attori sociali. L’esercito meridionale raggiunse anche il numero di oltre 50.000 effettivi e venne disciolto, dice l’autore, in tutta fretta, ancora prima della proclamazione del Regno d’Italia, per paura dei Savoia.

L’autore, classe 1957, di origine lughese, nella vita quotidiana poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer con una notevole esperienza nel campo delle arti visive, ha scavato negli Archivi di Stato di Torino, Genova e Roma alla ricerca di nomi, origini, mestieri, famiglie, destini e ha potuto ricostruire, seppure in maniera non troppo completa, una anagrafe dei romagnoli volontari garibaldini, che vennero inquadrati nel cosiddetto Esercito Meridionale.  È da notare che la maggioranza dei nuovi protagonisti risultava composta da un’eterogeneità di figure sociali, che più attivamente partecipavano alle attività economiche e che erano sollecitate dagli stimoli derivanti dalla effervescenza di un mercato nazionale ed internazionale.

Dopo un saggio sull’impresa garibaldina nel Regno delle Due Sicilie, quasi una specie di ripasso delle letture scolastiche, al fine di inquadrare meglio il periodo storico e per rendere il lettore più consapevole del valore degli uomini di cui ha riscoperto le tracce, nel libro figurano anche gli elenchi dei garibaldini romagnoli distinti nelle due compagnie a cui erano stati assegnati: la 2 e 3 “Compagnia Romagne”.

Credo che qualsiasi lettore, come è successo a chi scrive, si emozioni nel leggere questo libro e si coinvolga soprattutto nello scorrere gli elenchi con i tanti nomi, nella maggioranza sconosciuti, della propria città.

Purtroppo, e questo è anche stato verificato, gli elenchi non sono completi perché molte schede archivistiche non sono dettagliate, soprattutto per quanto riguarda le località di nascita o di residenza.